Perché gli interventi “inutili” hanno ancora successo?
Prima che un farmaco possa essere commercializzato, deve superare test rigorosi che ne attestino la sicurezza e l’efficacia. E’ diverso per gli interventi chirurgici. La FDA (food and drug administration) non le regola. Quindi, cosa succede quando un intervento fallisce il test più importante? Su che base si decide se un paziente debba sottoporsi a un intervento o no?
La più recente controversia riguarda la plastica del menisco, un frammento di cartilagine posta nel ginocchio che ha la funzione di assorbire i traumi. È una patologia che solitamente colpisce le persone di mezza età e oltre, come semplice conseguenza della sua stessa degenerazione, dovuta all’età e spesso si accompagna all’artrite ossea. Il risultato è un ginocchio gonfio e dolorante che a volte si blocca. Per questo motivo molto spesso viene suggerito un intervento che ripari il tessuto danneggiato.
Circa 400,000 americani all’anno subiscono un intervento al menisco. Ed è qui che la cosa si fa interessante… quando cioè gli ortopedici stessi si chiedono se l’intervento sia necessario, dal momento che non esiste una chiara relazione tra il dolore al ginocchio e la rottura del menisco. Infatti, eseguendo le risonanze magnetiche sui pazienti si è riscontrato che chi aveva il menisco danneggiato, a volte, non aveva dolore al ginocchio. Al contrario, chi lamentava dolore spesso aveva l’osteoartrite.
Inoltre, aggiunge il Dr Jeffrey N. Katz, professore di medicina e chirurgia ortopedica alla Harvard Medical School, si deve valutare il fatto che non tutti i pazienti migliorano con l’intervento. Come risultato, molti dottori sono spesso indecisi su cosa sia meglio suggerire, se l’intervento o la fisioterapia; questo è stato proprio il motivo che ha spinto il Dr Katz e i suoi colleghi a condurre un’indagine clinica per comparare gli effetti della fisioterapia o dell’intervento su pazienti di mezza età con menisco danneggiato e male al ginocchio.
L’intervento ha portato pochi benefici a chi vi si era sottoposto. Altre ricerche hanno portato alla stessa conclusione, compresa un’analisi pubblicata l’anno scorso basata su 9 diversi studi clinici riguardanti l’intervento stesso. I pazienti generalmente riportavano di avere meno dolore, ma lo riportavano indistintamente dal trattamento fatto, anche quando era un finto intervento.Infine, un’ultima ricerca pubblicata sul British Medical Journal lo scorso 20 luglio metteva a confronto l’intervento con la fisioterapia in pazienti che non soffrivano di osteoartite, ma di male al ginocchio e rottura del menisco. Ancora una volta, è stato verificato che l’intervento non portava alcun beneficio.
Un editoriale, inoltre, aggiungeva una ancor più aspra conclusione:
l’intervento viene definito come “una pratica medica altamente controversa, non supportata da prove evidenti della sua efficacia; anzi, le prove, quando presenti, sono state ignorate”.
In conclusione, cosa bisognerebbe dire ai pazienti? Si dovrebbe proporre l’intervento oppure no?
Secondo il Dr Katz, bisognerebbe informare i pazienti che la fisioterapia è una buona risorsa come terapia contro il dolore, anche se necessita tempi più lunghi, ma anche che l’intervento potrebbe alleviare il dolore.
A conti fatti, sono i pazienti a dover scegliere. È altrettanto vero che la loro scelta sarà influenzata da come vengono presentate le opzioni.
Ecco come il Dr Gordon H. Guyatt, professore di medicina ed epidemiologia alla McMaster University di Hamilton, Ontario, affronterebbe la discussione: “personalmente credo che l’intervento non dovrebbe essere suggerito, poiché gli studi effettuati dimostrano che l’attenuazione del dolore dopo l’intervento sia solo un effetto placebo.
Tuttavia, nel caso in cui un dottore voglia parlarne, dovrebbe farlo in questi termini: Esistono dati provenienti da numerosi test clinici che attestano che l’operazione è praticamente inutile, e, se esistono benefici, sono molto limitati e non comprendono gli svantaggi, le spese mediche e le potenziali complicazioni.
Sentendo quanto appena suggerito, immagino che nessuno possa decidere di scegliere “l’intervento”.
Articolo Pubblicato su: The New York Times il 3 Agosto 2016 // Gina Kolata